lunedì 8 ottobre 2012

Reinventarsi.

Il problema principale da dover affrontare prima d'andare a pesca è il decidere cosa fare, dove andare, quale tecnica adoperare e cosa insidiare.
Il fantastico mondo delle riviste ci propone miriadi di itinerari, foto di meravigliose catture in posti altrettanto belli...un solo problema: i posti di cui si parla non son mai dietro casa che siano in italia o all'estero.
Consci di questo problema e armati di sana pazienza e spirito d'adattamento, la cosa migliore è quella di dedicarsi a pesche considerate "secondarie" come quella del pesce bianco, quindi perchè piuttosto che andare in riserva non preferire bagnare le code sul fiume del tratto cittadino vicino.

Io e amici da poveri di tempo e squattrinati spesso ci adattiamo alla situazione e ci avventuriamo alla ricerca dell'alternativa.

Questa volta abbiamo deciso:
Attrezzatura: Coda #5 (attrezzatura sovradimensionata per il target di riferimento ma non sbagliata per l'obiettivo effettivo dell'uscita)
Dove: Saline
Come: Pesca a secca
Con cosa: Grossi Terrestrial (imitazioni di cavallette, api e\o maggiolini)
Che pesce: Cavedani 

La giornata soleggiata ma non più molto calda, ci permette di notare sin da subito quello che cercavamo, una buona attività in superficie.
Si decide di risalire il tratto scelto nell'attesa dell'imbrunire data l'ora oramai tarda, e pian piano si scoprono nuovi posti, nuove buche da affrontare.
Si inizia, tip dello 0,12 e una piccola formica in foam montata su amo del 16, le prime catture ovviamente non tardano ad arrivare ma nulla che raggiunga una taglia importante.
Nel continuare la nostra esplorazione si cambiano mosca e finale ad ogni passo e si provano dal minuscolo 0, 08 allo sproporzionato 0, 20 e artificiali dal piccolo chironomo su amo del 20 alla gigantesca locusta su montata su 4 da streamer.
Pian piano che il sole scompare le catture aumentano di dimensione fin quando non decidiamo di dedicarci alla ricerca dell'esemplare di taglia adoperando però imitazioni sproporzionate, quasi ai limiti delle prestazioni dell'attrezzatura.
Come previsto gli attacchi si cominciano a fare sempre più numerosi ma niente di ciò che che si interessa alle nostre esche è in grado effettivamente di trattenerle in bocca, ( quel che si dice fare selezione di taglia).
Poi, nella frenesia delle bollate una attira la nostra attenzione, finalmente!
Primo lancio, l'artificiale viene trattenuto per essere poi rifiutato.
Secondo lancio, la mangiata avviene di fianco l'artificiale mandando a vuoto la ferrata.
Terzo lancio, si vedono  palesemente i due occhietti e la bocca uscire dall'acqua afferrare la cavalletta per poi fragorosamente rigirarsi su di un fianco per fuggire nel vicino canneto.
Ferrata, il pesce c'è!
Dopo un non lunghissimo ma intenso combattimento, dato che l'attrezzatura importante ci ha aiutato a evitare che il pesce si andasse a nascondere nel cespuglio sommerso e ad evitare che si stressasse troppo per la stanchezza, ecco la sagoma scura comparire.
Il cavedano in questione è un bellissimo esemplare, sopratutto se lo si considera nel suo contesto, e dopo averlo brevissimamente fotografato lo abbiamo rilasciato esattamente li dov'era stato pizzicato.
Lui era il "live motive" della nostra uscita quindi dopo averlo catturato, ci siam goduti lo spettacolo offerto dal tramonto e nel mentre si smontavano le canne.
Quella sera la nostra soddisfazione era grandissima, avevamo pescato quello che volevamo, come avevamo in mente di pescarlo e con l'artificiale (improponibile) costruito "ad hoc" per l'occasione.




Grandi soddisfazioni arrivano anche dai piccoli ambienti che ci circondano, sta a noi tentare di riuscire a coglierne l'essenza.

Ogni tanto bisogna sapersi "non accontentare".

Antonio 


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